Monte Cimone e Cimoncino

La montagna più alta dei Tosco-Emiliani. La più antropizzata, con la presenza di strutture militari e non solo ma anche quella che offre panorami vastissimi.


La tre giorni sui 2000 dell’Appennino Tosco-Emiliano si conclude con la salita alla vetta più alta di queste zone ma che è anche la più controversa per noi montanari che poco amiamo la mano pesante dell’uomo che edifica lasciando segni qua e là. Ed allora per dare un pò più di colore a questa escursione decidiamo di fare andare fuori dai tracciati delle sterrate di servizio e dei sentieri che abbondano attorno al Cimone ed optiamo per una salita diretta verso la sella che separa le due cime fiancheggiando il solco di un lungo canale formato dalle acque di fusione che si forma in alto, proprio sotto alla sella, e scende fino alla base delle montagna, al limitare del bosco. Il punto di partenza è il grande piazzale che si trova all’ingresso del borgo di Doccia da cui si va a destra e subito dopo ad una trattoria si imbocca una mulattiera segnata che sale proprio nella direzione della vetta del Cimone che risulta visibile all’orizzonte fin dal punto di partenza. La sterrata costeggia un sito archeologico che gli esperti fanno risalire all’antichità, quando una comunità di provenienza celtica si insediò da queste parti edificando un villaggio; si tratta di un angolo di grande suggestione dove si può ammirare da vicino un’abitazione in pietra perfettamente conservata con la tipica copertura “a scala” di legno e giunchi. Poco dopo il sito archeologico la sterrata aumenta di pendenza e ci si trova a camminare sul fondo di quella che è stata una pista da sci che sale tra ampie radure e macchie di alberi cedui; si raggiunge un torrentello che si segue fiancheggiando un lungo muraglione fatto in grossi blocchi di pietra squadrati anch’esso un pò misterioso anche perché non se ne comprende la funzione, che però di sicuro ci sarà stata viste le dimensioni ragguardevoli del manufatto. Si prosegue nell’ampia fascia priva di alberi che descrive qualche curvone ed entra in un bosco di abeti fittissimo davvero molto bello; c’è da notare che, a parte le aree disboscate, non vi è traccia degli impianti di risalita che servivano questa zona che, caso più unico che raro, sono stati smontati dopo essere caduti in disuso. Sempre seguendo la pista da sci si esce definitivamente dal bosco a quota 1.700 circa e si intercetta una sterrata su cui ci si dirige verso destra percorrendo in piano circa mezzo chilometro fino ad incontrare una forra che alto non è che la parte finale del lungo canalone che scende dalla sella sotto al Cimone. Si inizia a salire tenendosi a lato del canalone per prati in discreta pendenza e si continua a vista puntando direttamente al Cimoncino che si trova proprio sulla verticale; via via che si sale il panorama si apre verso il comprensorio dell’Abetone ed altre montagne imponenti che fanno da corona al paese di Fiumalbo, saliti più in alto si scopre la lunga dorsale che inizia con il Monte La Piazza e con qualche sella e cima intermedia arriva sino al Libro Aperto con un percorso che si intuisce essere di grande interesse. L’arrivo alla piatta sommità del Cimoncino non presenta particolari note di interesse - la cima è infatti più marcata e con qualche roccia sul versante di Sestola - anche se oggi ha un fascino particolare perché battuta da un vento vigoroso e freddo, sotto ad un cielo plumbeo che ci ha proiettato in pieno autunno.. e poi perché su questa montagna taglio il fatidico traguardo delle duecento cime dell’Appennino! Una circostanza piena di significati per noi assidui montanari ed i miei amici tirano fuori una bottiglia di lambrusco per festeggiare l’occasione. Tira così tanto vento che per lo svolgimento del cerimoniale dobbiamo cercarci un piccolo avvallamento al riparo .. ed il vino, tolto dal frigo solo qualche ora prima, al confronto dell’aria sembra caldo ed è di grande giovamento! Riprendiamo il breve tratto che porta alla vetta del Cimone dove girovaghiamo un pò tra le molte costruzioni ed i tralicci; nonostante la giornata dal meteo non proprio invitante ci sono diversi escursionisti saliti dal versante opposto al nostro, quello turisticamente più sviluppato, che si godono il panorama dall’ampio belvedere; ne approfittiamo chiedendo ad un volontario che gentilmente si presta a farci una bella foto panoramica in cui siamo tutti assieme. Dal belvedere sul Cimone la vista spazia in ogni direzione nonostante oggi la luce sia un pò attenuata dalle nubi, figuriamoci quanto lontano è possibile vedere nei giorni di cielo limpido! Per il ritorno si può scendere direttamente lungo la verticale del Cimone percorrendo una sterrata di servizio un pò malmessa che riporta a quello che un tempo deve essere stato il punto di arrivo degli skilift da cui poi si riprende in discesa l’ampia ex-pista nel bosco di abeti. Avendo più tempo a disposizione si potrebbe allargare un pò il giro e proseguire lungo la sterrata che aggira alla base il versante occidentale del Cimone per poi rientrare all’abitato di Doccia con un lungo tratto nel bosco. E così, con questa veloce escursione di una mattinata, si chiude la nostra breve vacanza “fuori porta”. Abbiamo visitato luoghi nuovi, molto belli, e per certi versi abbastanza diversi dalle montagne di casa nostra che sono più aspre e meno verdi, forse perché povere d’acqua; abbiamo anche messo le basi per una futura puntata da queste parti in cui andremo a calcare qualche altro sentiero, magari in inverno per vedere e vivere un pò di bianco anche sull’Appennino Tosco-Emiliano!